mercoledì 29 luglio 2009

Questione nordirlandese: dal super carcere parla un prigioniero repubblicano

Questione nordirlandese: dal super carcere parla un prigioniero repubblicano

Belfast, i turisti dell'Ira

di Tommaso Della Longa e Giampaolo Musumeci

Detenuti politici? Sembra assurdo, ma nell’Unione europea del Terzo millennio c’è ancora chi viene arrestato per reati di opinione e di sospetta affiliazione.

Accade nellIrlanda del Nord, quella della pace negata, quella di Belfast e dei suoi muri, quella dove ha sede l’Mi5, quella che assorbe gran parte delle risorse dell’intelligence britannica.
La questione nordirlandese scotta.

Siamo entrati nel carcere di massima sicurezza di Maghaberry, pochi chilometri a nord di Belfast. Abbiamo parlato con una delle “colonne” della storia della resistenza repubblicana irlandese, Terry McCafferty. Condannato a 12 anni per aver piazzato una bomba e per essere stato membro della Real Ira, l’ala radicale del movimento repubblicano, era stato scarcerato dopo sei anni.

Libero, parte per la luna di miele con la moglie e, appena tornato, a pochi giorni da Natale, viene arrestato nuovamente all’aeroporto internazionale di Belfast. Ma senza motivo.

O meglio, per lui si riaprono le porte del penitenziario di Maghaberry “a causa dei suoi principi”.

Com’è avvenuto il suo arresto?
Era il primo natale che avrei potuto passare con i miei figli e invece mi hanno riportato in carcere solo per un sospetto di affiliazione. Adesso sono passati sette mesi e ancora non ho visto neanche un giudice.

Per quale reato l’hanno arrestata?
Finiamo in carcere senza un’imputazione. Per le leggi speciali ci possono tenere qui dentro senza prove solo per 28 giorni. Ma poi per un meccanismo assurdo ci continuano a tenere in prigione per il reato di associazione all’Ira. L’unica prova a mio carico è l’associazione
con gli altri detenuti con cui ho condiviso la cella negli ultimi anni e che sono andato a trovare una volta fuori. Tutto qui. Molto
probabilmente anche voi finirete nella black list. E’ peggio di vent’anni fa: almeno all’epoca si veniva giudicati da una corte inglese, oggi neanche questo.

Avete fatto ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo?
Certo, ma il verdetto potrebbe arrivare anche tra 5 anni. E intanto io, insieme ad altri come me, rimango in carcere.

Com’è la situazione in carcere? Quanti prigionieri politici ci sono?
Qui sono stati rinchiusi una trentina di repubblicani che solo negli ultimi due anni hanno riacquistato, dopo la “dirty protest” e decine
di altre manifestazioni, lo status di prigioniero politico. Possiamo quindi stare tutti insieme in un braccio del penitenziario, vestire abiti civili, occuparci della nostra educazione. Quello per cui Bobby Sands e gli altri scioperanti della fame sono morti nel 1981. Uno status che era stato cancellato dagli accordi del Venerdì santo (leggi l’intervista a Giulio Giorello) firmato dallo Sinn Fein di Adams e McGuinnes che oggi, non solo si è dimenticato dei suoi ex compagni di lotta, ma ha anche iniziato a chiamarli “traditori” e a prenderne le distanze. Addirittura i prigionieri politici sono stati disconosciuti dallo Sinn Fein che ha cercato di farli trattare come criminali comuni”.

Come siete divisi all’interno del carcere?
Dopo aver vinto la nostra battaglia, siamo divisi in due piani, ma almeno siamo tutti insieme, come prigionieri politici repubblicani e non insieme ai criminali comuni. Qui non c’è droga e siamo organizzati per tenere le nostre menti e i nostri corpi sempre attivi. Ci occupiamo dell’educazione alla cultura e alla lingua dei nostri padri.
E anche alla preparazione politica dei nostri militanti.

L’associazione dei prigionieri irlandesi (Irpwa – Irish repubblican prisoner of war association) ha denunciato ripetute violenze nel carcere ai vostri danni. Che cosa ci può raccontare?
Almeno una volta a settimana i secondini ci aggrediscono e ci picchiano con calci, pugni e manganelli. Lo fanno senza motivo, agli
orari più strani solo perché cercano di piegarci mentalmente e fisicamente. Ma non ce la faranno.
Di solito si accaniscono su di noi quando c’è qualche anniversario particolare o quando accade qualcosa fuori dal carcere. Le storie sono sempre le stesse. Pestaggi durante la notte, messi in pratica da secondini ubriachi e che fanno vedere tatuaggi con simboli lealisti. Storie che ovviamente rimangono nel silenzio.


FONTE

martedì 21 luglio 2009

Alta tensione a Belfast: che cosa accadrà ora?

Alta tensione a Belfast: che cosa accadrà ora?



Di Tommaso Della Longa e Giampaolo Musumeci da Belfast

Il fuoco cova sotto la cenere a Belfast e nelle 6 contee del nord. Il processo di pace dopo il Good Friday Agreement non dà i frutti sperati.

La parata orangista del 12 luglio spostata a lunedì 13 ufficialmente per motivi religiosi, ufficiosamente anche per motivi di sicurezza, è stato l’ennesimo ma non il solo detonatore. Gli allarmi bomba delle scorse settimane, e i violenti scontri tra polizia e cattolici il 13 luglio e le notti seguenti nel quartiere di Ardoyne hanno spento gli entusiasmi di chi pensava la questione nordirlandese fosse oramai in via di risoluzione.

I problemi nelle sei contee rimangono irrisolti. I repubblicani più intransigenti condannano la real politik dello Sinn Feinn e lo considerano un partito oramai colluso che non fa nulla per migliorare le condizioni della popolazione cattolica: accesso al lavoro alle scuole, ai finanziamenti sono tuttora spesso vincolati all’appartenenza all’una o all’altra comunità.

Avevo un buon lavoro una volta” racconta una signora cattolica di Carlisle Roadin una manifattura di tabacco qui nel quartiere. Solo che la maggioranza degli operai era protestante. E ho dovuto lasciare il lavoro. Mi hanno picchiata e hanno lasciato la bandiera lealista sul mio macchinario…”.

La politica a Belfast sembra non essere in grado di offrire soluzioni, lasciando così nuovo spazio ai repubblicani armati. L’obbiettivo? La Polizia e l’esercito britannico.

E proprio lo Sinn Feinn il 13 luglio ha dovuto alzare bandiera bianca nel quartiere di Ardoyne, dove cercava di frapporsi fra i cattolici e la polizia che a sua volta aveva formato un cordone per evitare il contatto con la parata orangista.

Membri dello Sinn Feinn del quartiere ma non solo hanno invano e più volte tentato di frenare i giovani che cercavano un ingaggio con la polizia. In pochi minuti però hanno dovuto lasciare quartiere che è rimasto in mano agli agguerriti streetfighters. Politicamente, una sconfitta.

Una pioggia di molotov, fitte sassaiole, barricate, auto incendiate e la polizia che ha risposta con idranti, cariche e proiettili di plastica. Durante gli scontri, un uomo della Real Ira armato di pistola si è fatto largo tra i giovani streetfighters che ingaggiavano contro la polizia, ha puntato, ha sparato, ma non ha centrato il bersaglio. Quello che doveva fare fuoco infatti era un fucile di precisione ritrovato per caso poche ore prima da alcuni ragazzini del quartiere e consegnato al prete di Ardoyne. Il quale, a sua volta, lo ha consegnato alla polizia. Due arresti nei giorni scorsi proprio nel quartiere, dove gli inquirenti sono ancora caccia dell’uomo che ha sparato.

Martin Rafferty, prigioniero politico repubblicano che ha militato in passato tra le file dell’Ira, e incontrato durante una sua breve licenza dal carcere, fotografa così la situazione: “C’è molta tensione dopo la stagione delle marce orangiste, c’è forse un riposizionamento dei repubblicani che vedono che lo Sinn Feinn non sta mantenendo le promesse e c’è ancora disuguaglianza qui nel nord dell’Irlanda. Noi cerchiamo il dialogo con i protestanti, con cui abbiamo molto più in comune di quello che la gente pensa, ma c’è una forza sinistra qui sullo sfondo che fa in modo che noi non abbiamo successo. Ed è per questo che noi repubblicani crediamo che l’unico modo per avere la pace sia che i britannici lascino l’Irlanda”.

La pace, il dialogo? Real e Continuity Ira sono convinte che la lotta armata sia l’unica via e preparano nuove azioni. E intanto la gente vive all’ombra dei muri che a Belfast separano i quartieri cattolici da quelli protestanti.

Vedi il muro lì? Il ‘peacewall’, il muro della pace, serve a dividere le due comunità. Qui la situazione è molto simile alla Palestina” ha detto James, un giovane 26 enne protestante la notte del 12 luglio mentre accatastava legna sul “bonefire”, la tradizionale pira che avrebbe bruciato il tricolore irlandese. E la soluzione della questione delle 6 contee? La soluzione del settarismo e della violenza qui a Belfast? “Non sarà in questa mia vita - racconta sconsolata una donna cattolica: forse i mie nipoti la vedranno, di certo non io”.

FONTE

In lotta per un’Irlanda libera e sovrana

In lotta per un’Irlanda libera e sovrana
Alessia Lai


Dopo gli scontri dei giorni scorsi, sembra essersi riaccesa la vena insurrezionalista nordirlandese. La delusione, dagli accordi del ’98, è cresciuta inesorabilmente. Le promesse di una pace che avrebbe dovuto portare diritti e prosperità al popolo nordirlandese si sono rivelate menzogne. Lo Sinn Fein si è perfettamente integrato nel panorama politico britannico e sembra che il suo unico interesse sia la sopravvivenza fine a se stessa dell’organizzazione, che non tutela più i Repubblicani – ormai li definisce “delinquenti” – e ha sacrificato i principi della causa irlandese in cambio degli scranni nel parlamento di Stormont.
Rinascita, in merito, due esponenti Repubblicani irlandesi, Ciaran Boyle, portavoce del 32CSM di Derry, e Kevin McQuillan, del Republican Network for Unity.

Lo Sinn Fein dice che i ragazzi che partecipano agli scontri sono solo dei teppisti senza appoggio popolare. Cosa ne pensate?

Ciaran Boyle: Prima che 13 innocenti civili disarmati fossero uccisi con colpi d’arma da fuoco (il Bloody Sunday, ndr), qui nella città di Derry, nel 1972 l’esercito britannico, unionisti e anche i nazionalisti moderati, descrivevano i rivoltosi del Bogside di Derry come teppisti. Oggi, ci sono membri dello Sinn Fein che imitano la polizia britannica, descrivendo i rivoltosi di Belfast e Derry come delinquenti. Questi giovani hanno agito in difesa della loro zona che era stata attraversata dai membri pesantemente armati della PSNI, giovani il cui unico obiettivo era quello di forzare allontanare l0organizzazione anti cattolica e anti irlandese dal loro quartiere. E se questi giovani non hanno avuto alcun supporto dalla popolazione, come dice lo Sinn Fein, allora perché nessuno è uscito per fermarli?
Kevin McQuillan: È una completa assurdità. Il malcontento sociale e la resistenza esplosi non solo sulle vie dell’Ardoyne, ma anche in altri quartieri di Belfast e delle sei contee lunedì ed ogni notte da allora, sono la conseguenza degli anni di frustrazione e di rabbia. Frustrazione per i fallimentari accordi del Venerdì Santo, che hanno dato vita gli articoli 2 & 3 in cambio di che cosa?!?! ….una foto con Ian Paisley e altri ministri britannici… 11 anno dopo lo Sinn Fein F non ha potuto neppure ottenere una legge la tutela della lingua irlandese. Rabbia per il fatto che le condizioni e le prospettive per la classe lavoratrice nel Nord sono peggiorate progressivamente, mentre il sistema oppressivo della forza di “polizia” politica e paramilitare britannica - RUC/PSNI - è rimasto saldamente al suo posto. Lo sfogo al quale abbiamo assistito è giunto al culmine di tutto questo. Sono stati tutti motivati dagli scritti di James Connolly o dall’esempio di Bobby Sands? TUTTI aderiscono ai principi così come sono stati sanciti nella i nella Proclamation del 1916? Naturalmente no! La loro motivazione arriva chiaramente dalla gioventù Repubblicana ma mista ad altri giovani antiautoritari e, sì, persino con una storia di attività antisociale. È con e per questi giovani che i socialisti repubblicani devono agire.

Perché si sono riaccese le proteste?

Ciaran Boyle: Le proteste sono ricominciate per diversi motivi, alcuni potrebbero dire che sono aumentate dalla recente uccisione del membro delle forze inglesi. Tuttavia, le cose stavano fermentando da un po’ di tempo. Per esempio la vicenda dei cosiddetti “Derry Four” (quattro uomini arrestati in Donegal dalla Garda - la polizia irlandese - accusati di appartenenza all’Ira), il nuovo arresto di Terry Mc Cafferty e quello di Colin Duffy, hanno giocato la loro parte nel contribuire all’aumento del supporto a coloro che da sempre si oppongono agli accordi del Venerdì Santo e naturalmente ad organizzazioni come il 32CSM. Il repubblicanesimo sta giungendo alla conclusione che l’accordo di Venerdì Santo ha rinforzato il dominio britannico in Irlanda, e non lo ha indebolito come affermato dai nostri ex compagni.
Kevin McQuillan: Le proteste non si sono mai concluse. Solo erano state infiltrate, dirette, controllate per farle diventare inefficaci come una risata sotto la stretta vigilanza del Sinn Fein. Quel che pensiamo è stato testimoniato ora – non solo in riferimento alle proteste contro le marce orangiste cacciate dai quartieri repubblicani - ma nelle associazioni dei residenti e della comunità, che manifestano le loro esigenze rispetto a questioni come quelle del diritto alla casa, è un risorgere della fiducia nella politica di strada.

Lo Sinn Fein ha ancora appoggio popolare? Cosa pensano gli irlandesi del partito di Gerry Adams?

Ciaran Boyle: Ha un mandato significativo ma decrescente nella politica irlandese. Tuttavia per il cosiddetto Gerrymandering (parola d’origine inglese che rappresenta un metodo ingannevole per ridisegnare i confini dei collegi nel sistema elettorale maggioritario) lo Sinn Fein di non ha nessuna prospettiva di ottenere un mandato democratico di maggioranza nelle sei contee occupate. La politica costituzionale non espellerà mai il governo britannico dall’Irlanda. Come giovane membro della 32CSM, io vedo Adams come un capo politico che è stato corrotto dal potere e dalla ricchezza. È completamente dal fuori dalla realtà nella quale vive la gente della classe lavoratrice della mia città natale, in particolare i giovani.
Kevin McQuillan: Lo Sinn Fein è il più grande partito nazionalista nelle sei contee. È un fatto. Non c’è motivo di dubitare che resterà così nel breve e medio termine. Quel che accade è che continueranno a perdere il supporto ed i voti dei nazionalisti della classe lavoratrice. A ciò si aggiunge il fatto che lo SF ha generato una situazione per cui la sua popolarità iniziale nelle aree centrali repubblicane e nazionaliste è stata sostituita, non in piccola parte attraverso il loro condizionamento, da una dipendenza. A meno che non arrivi un radicale e unito movimento Repubblicano Socialista in alternativa…nelle strade o in occasione delle elezioni…

Quanti sono gli arrestati per gli scontri di questi giorni? Chi sono, quanti anni hanno e di cosa sono accusati? Cosa devono aspettarsi?

Ciaran Boyle: Parecchi giovani sono stati arrestati (in due sono stati fortunatamente rilasciati giovedì, ndr). È troppo presto per determinare l’età o l’affiliazione politica. Ma chiunque venga arrestato peri cosiddetti “reati di terrorismo” può essere tenuto in custodia fino a 28 giorni senza alcuna accusa formale. Circostanze che sono già state esaminate dalle organizzazioni e da avvocati che si occupano di i diritti umani.
Kevin McQuillan: I numeri che ci segnalano stanno variando in un modo difficile da quantificare esattamente al momento. Sappiamo che due uomini di 20 anni sono stati arrestati in relazione a dei colpi di arma da fuoco esplosi contro laRUC/PSNI (poi rilasciati, ndr). Altri, dei ragazzi sui 17 anni, sono stati arrestati per gli scontri. Nessuno di noi è a conoscenza di loro affiliazioni a qualcuno dei gruppi Repubblicani anti-accordo.

L’Irlanda è parte dell’Europa, perché, secondo voi, l’informazione europea si disinteressa di un conflitto così importante che riguarda un Paese europeo?

Ciaran Boyle: È nell’interesse dell’Unione Europea per gli ovvi motivi, finanziari, di mostrare gli avvenimenti recenti in Irlanda come semplici atti criminali. Il controllo dei media è la più grande arma dell’occupante. La Gran Bretagna ha ridotto al silenzio tutti i media che avrebbero potuto far notare che il contributo all’IRA e la resistenza alla sua presenza illegale sta sviluppandosi. Se i media britannici non riescono a segnalare che cosa realmente sta accadendo i media europei seguono la stessa logica. Perciò è importante che raggiungiamo i media in Europa che sono conosciuti per il loro giornalismo onesto.
Kevin McQuillan: Abbastanza semplicemente, in assenza di giornalisti coraggiosi che vogliono andare a cercare le vere “storie” ..... i media internazionali preferiscono prendere le notizie dai comunicati stampa del governo britannico si uniformano a quel che vedono ed ascoltano dalla BBC.

Gli inglesi hanno mai voluto la pace?

Ciaran Boyle: I lealisti sono uno strumento dell’occupazione illegale dell’Irlanda, che è controllata dai britannici. È attualmente negli interessi britannici descrivere l’occupazione come normale e pacifica. Il governo britannico può rapidamente “premere l’interruttore” che attiva gli squadroni della morte lealisti quando lo ritiene giusto. Il 75% dell’isola d’Irlanda aspira ad una Irlanda unita. Quel che chiede il 32CSM è che la Gran Bretagna riconosca il dritto della gente irlandese alla sua autodeterminazione nazionale. Attualmente ci rifiutano questo diritto, che è la causa del conflitto in Irlanda. La gente delle 26 contee può, come ora, essere in disaccordo strategico con noi, tuttavia sono d’accordo con il nostro obiettivo: l’Irlanda unita, sovrana ed indivisibile.
Kevin McQuillan:
Le sei contee sono state divise dal resto dell’Irlanda nell’ambito di uno stato d’emergenza. Il lealismo e i lealisti erano e sono immersi in questo e sono estremamente ostili a qualunque cosa sia irlandese, cattolico, nazionalista o Repubblicano.

Cosa accadrà nei prossimi giorni? Le proteste continueranno?

Ciaran Boyle: Mi attendo più arresti e proteste. A Derry abbiamo un’altra parata lealista ben conosciuta, in questi ultimi anni, per quello che scatena. I membri locali del 32CSM stanno anche progettando di protestare contro un vertice della polizia britannica che dovrò avere luogo nel Bogside. Il governo britannico deve realizzare che finché occuperà questo Paese o qualunque altro Paese incontrerà una resistenza feroce.
Kevin McQuillan: La storia di degli scontri urbani, qui, durante gli anni passati, dice che le cose dovrebbero calmarsi. A meno che RUC/PSNI non continuino con i loro atti di provocazione, con l’infastidire i giovani, con le incursioni nelle case.


Fonte

Soli contro tutti

Soli contro tutti
Alessia Lai


Tre giorni consecutivi di scontri nelle città delle sei contee occupate. Lo Sinn Fein condanna i rivoltosi e ancora una volta si schiera con gli occupanti.

“Fottuto irlandese, hai paura eh?”. Così gridavano, lunedì, i poliziotti britannici ai Repubblicani che li caricavano, cacciandoli fuori dall’Ardoyne. Ma quale paura. Quale timore possono avere dei ragazzi che, armati di sassi e molotov, affrontano poliziotti in tenuta antisommossa che sparano ad altezza d’uomo, che arrestano indiscriminatamente, che puniscono arbitrariamente.
Si ha paura del futuro da occupati, colonizzati, ghettizzati, non di coloro fanno la guardia ad un regime oppressivo e iniquo. È coraggio e voglia di libertà quello che porta dei giovani irlandesi nelle strade, a difendere un territorio, strade e quartieri dove, dalla sera del 13 luglio, i poliziotti britannici e i loro fiancheggiatori dello Sinn Fein non possono più entrare.
Da allora, sera in cui la lotta per l’indipendenza dell’Irlanda sembra essersi risvegliata nelle strade, nei giorni successivi nuovi scontri hanno acceso le notti dell’Ardoyne e di altre città nordirlandesi.
Mercoledì, per la terza notte consecutiva si sono susseguiti tafferugli nel noto quartiere di North Belfast. Circa 100 giovani, riunitisi a Brompton Park, hanno lanciato pietre, bottiglie di vetro, razzi, bombe-carta, vernice ed almeno una molotov contro agli agenti di polizia in tenuta anti sommossa, presenti in gran numero nella zona. Ad un certo punto i poliziotti britannici hanno inseguito di alcuni ragazzi che li avevano attaccati armati di tubi da impalcatura. In due sono arrestati per disordine pubblico. Le tensioni sono continuate fino all’1.30 del mattino. La stampa attribuisce la ragione degli scontri all’arresto di un ragazzo di 28 anni fermato con l’accusa di avere esploso, nelle manifestazioni di lunedì, un colpo di arma da fuoco contro un poliziotto. In seguito all’arresto del giovane si è tenuta mercoledì una manifestazione pacifica al di fuori della stazione di polizia in Antrim Road. Ma pare che un altro ragazzo, di 30 anni, sia stato fermato sempre in relazione agli spari contro la polizia del 13 luglio
Da parte dei politici dello Sinn Fein è arrivata la consueta condanna degli scontri e ieri la stampa britannica ha diffuso la notizia che alcuni leader del partito siano stati oggetti di minacce per aver criticato i recenti disordini di Belfast.
Una delle persone minacciate si ritiene possa essere Gerry Kelly, ex militante dell’Ira e ora membro dello Sinn Fein, che il giorno dopo i fatti del 13 luglio aveva portato la stampa sui luoghi degli scontri dichiarando che i ragazzi coinvolti erano dei teppisti senza alcun appoggio popolare, portati da fuori, e affermando “andate a chiedere al 32 CSM e al Repubblican SF”, è colpa di quelli che fanno male al processo di pace, quelli che “dicono di chiamarsi Real Ira”. Tutto senza pronunciare una sola parola di condanna per le forze di polizia britanniche, che hanno ferito 10 persone sparando i proiettili di plastica ad altezza d’uomo e usando i cannoni ad acqua.
Kelly, come il resto dei politici dello Sinn Fein, sembra non solo aver dimenticato il passato, ma pare anche non vedere quel che accade ogni giorno nelle sei contee occupate. La situazione di discriminazione quotidiana, di disagio economico e sociale è rimasta la stessa dagli accordi del ’98, quelli che avrebbero dovuto inaugurare una nuova stagione di rapporti fra le comunità protestante e cattolica, che avrebbero dovuto “normalizzare” il conflitto. Ma da allora sono state solo parole e retorica. E oggi, lo Sinn fein nemmeno si maschera più da movimento repubblicano: invita a rispettare “la cultura unionista” e il “diritto degli orangisti a marciare” mentre denuncia i Repubblicani, gli nega l’assistenza in carcere, li definisce dei “criminali comuni”.
Oggi, nell’Irlanda occupata, è peggio che negli anni ’70. Allora i Repubblicani venivano prelevati e arrestati per affiliazione all’Ira e per reati d’opinione, ma poi doveva essere un giudice, anche se britannico, a condannarli e a farli restare in carcere. Oggi, invece, la legge prevede una detenzione massima in assenza di capi d’imputazione di 28 giorni, dopodiché basta l’accusa di essere associati alla Real Ira per essere lasciati in carcere. Un’accusa che si avvale di prove assurde, come la semplice conoscenza o frequentazione di associati alla formazione Repubblicana.

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Terry McCafferty, prigioniero di Sua Maestà

Terry McCafferty, prigioniero di Sua Maestà
Tommaso Della Longa

Nelle sei contee occupate del Nord d’Irlanda la pace non c’è. Nonostante le bugie che lo Sinn Fein racconta a livello internazionale, la situazione è proprio completamente diversa. L’occupazione britannica non solo rimane, ma è ben visibile nella vita di tutti i giorni. Violenza, repressione, settarismo, arresti. E poi una divisione continua tra la comunità lealista che ha accesso a scuole di prima scelta, credito, lavoro, spazi di aggregazione e per il tempo libero, e quella repubblicana costretta in enclave che in molti casi diventano veri e propri ghetti chiusi da muri e recinti. Oltre a tutto questo, inoltre, continuano gli arresti per reati di opinione e di associazione con meccanismi perversi. Altro che pace in questo angolo dell’Isola verde. Noi siamo andati a vedere con i nostri occhi la situazione nel carcere di massima sicurezza di Maghaberry. Qui sono stati rinchiusi una trentina di repubblicani che solo negli ultimi due anni hanno riacquistato, dopo la “dirty protest” e decine di altre manifestazioni, lo status di prigioniero politico. Quello che per capirci che gli permette di stare tutti insieme in un braccio del penitenziario, di vestire abiti civili, di occuparsi della propria educazione. Quello per cui Bobby Sands e gli altri scioperanti della fame sono morti nel 1981. Uno status che era stato cancellato dagli accordi del Venerdì santo firmato dallo Sinn Fein di Adams e McGuinnes che oggi, non solo si è dimenticato dei suoi ex compagni di lotta, ma ha anche iniziato a chiamarli “traditori” e a prenderne le distanze. Come nel caso degli scontri del 13 luglio di quest’anno nel quartiere di Ardoyne a Belfast. O come ancora nel caso dei prigionieri politici, che lo Sinn Fein ha dimenticato, disconosciuto e ha cercato di far trattare come i criminali comuni. “Qui non ci sono prigionieri feniani”, spiega Terry McCafferty durante il nostro incontro in carcere. “Dopo aver vinto la nostra battaglia, siamo divisi in due piani, ma almeno siamo tutti insieme, come prigionieri politici repubblicani e non insieme ai criminali comuni”. “Qui non c’è droga e siamo organizzati per tenere le nostre menti e i nostri corpi sempre attivi. Ci occupiamo dell’educazione alla cultura e alla lingua dei nostri padri. E anche alla preparazione politica dei nostri militanti”, continua il prigioniero repubblicano. Parlare con Terry McCafferty è u po’ come toccare con mano la storia della resistenza irlandese. Condannato a 12 anni per attivismo repubblicano legato ad una bomba della Real Ira contro gli occupanti, era stato scarcerato dopo sei anni. Libero per tre settimane, riesce finalmente ad andare in luna di miele con la moglie e, appena tornato, a pochi giorni da Natale, viene arrestato nuovamente. Ma senza motivo. O meglio, viene riportato nel penitenziario di Maghaberry “per i suoi principi”. “Era il primo Natale dopo sei anni che avrebbe potuto passare con i suoi figli e invece lo hanno riportato in carcere senza un motivo. Sono tornata a casa da sola dall’aeroporto e tutti i nostri bambini aspettavano il papà e a quel punto gli ho dovuto spiegare che era stato riportato in prigione”, racconta la moglie Martine, mamma e donna tutta d’un pezzo che affronta la lontananza del marito e le vessazioni britanniche con orgoglio e forza. “Finiamo in carcere senza un’imputazione – spiega deciso McCafferty - Per le leggi speciali ci possono tenere qui dentro senza prove solo per 28 giorni. Ma poi per un meccanismo assurdo ci continuano a tenere in prigione per il reato di associazione all’Ira”. Ed è proprio qui il particolare più assurdo.
L’unica prova di associazione a carico di Terry, che per altro dopo 7 mesi di detenzione senza motivo ancora non è stato giudicato, è l’associazione con gli altri detenuti con cui ha diviso la cella negli ultimi anni e che è andato a trovare una volta fuori. Tutto qui. “Ma avete fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo?”, è la domanda spontanea, mentre i secondini ogni tanto ci scrutano. “Certo, ma il verdetto potrebbe arrivare anche tra 5 anni. E intanto io, insieme ad altri come me, rimango in carcere”. La storia di McCafferty è semplicemente incredibile, ad oggi un icona della causa irlandese. Mentre parliamo suona l’allarme del carcere, si chiudono i passaggi, iniziano i correre i secondini con il manganelli in mano. “Cosa succede?”. “Semplice, quello che succede molto spesso. Staranno picchiano qualcuno dei nostri, senza motivo, solo per provare a piegarci mentalmente e fisicamente. Ma non ce la faranno”, dice orgoglioso McCafferty. E le storie che racconta portano tristemente alla memoria i racconti del diario di Bobby Sands. Pestaggi durante la notte, senza motivo, magari con secondini ubriachi e che fanno vedere tatuaggi con simboli lealisti. Storie che ovviamente rimangono nel silenzio, con un governo bi-confessionale che fa finta di non vedere. I protestanti per ovvi motivi. Quelli dello Sinn Fein per evitare di infastidire Londra e continuare a servire Sua Maestà. Ma la causa repubblicana sembra solo più forte e viva di prima.

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Censura su Belfast in rivolta

Censura su Belfast in rivolta
Ugo Gaudenzi

Gli accordi di pace del 10 aprile 1998 - firmati dal Sinn Fein, da Londra e dagli unionisti filo-britannici - sono ormai, nel Nord Irlanda, un mero pezzo di carta.
Fino alle 4 della notte tra lunedì e martedì, è divampata la rivolta dei repubblicani irlandesi contro le marce dei cosiddetti “unionisti”, volte a celebrare la vittoria di Guglielmo III d’Inghilterra (d’Orange) nella battaglia del Boyne del 1690 con la definitiva occupazione britannica dell’Irlanda. I disordini si sono estesi a tutte le città e i borghi del Nord dell’isola, da Belfast a Derry, da Armah a Rasharkin.
Soltanto a tarda sera uno sparuto gruppo di miliziani pro-britannici, sì e no un centinaio di persone, blindato da un ingente dispositivo di polizia, è riuscito ad attraversare (e questa era la consueta provocazione studiata a tavolino contro i residenti cattolici) il quartiere dell’Ardoyne di Belfast. Gerry Kelly, ex Ira e ora Sinn Fein, è stato allontanato dai militanti indipendentisti Repubblicani, criticato e schernito per i compromessi anti-sociali (il disagio delle famiglie e la precarietà del lavoro che colpisce la “minoranza” irlandese) e contro l’indipendenza siglati con il governo di Londra. Da tempo il Sinn Fein è accusato di aver trasformato le strutture del suo partito in covi di spie e di collaborazionisti degli inglesi.
La protesta repubblicana è stata voluta anche per ricordare all’Europa di Bruxelles, quella delle “guerre umanitarie” e dei cosiddetti “diritti umani” che ben 30 prigionieri politici nord-irlandesi sono da tempo ristretti nelle carceri di Belfast e sottoposti a regime di semi-isolamento e a maltrattamenti.
Quello che è più grave è che nessun organo di (dis)informazione di massa della “democratica” Unione europea, giornali e radiotv italianai in primis, ha ritenuto politicamente corretto informare i propri lettori, spettatori e sudditi su quanto avviene ed è avvenuto in Irlanda.
Come si conviene in “democrazia”, la migliore repressione contro chi si batte contro l’occupazione anglosassone - o atlantica - di una qualunque delle terre europee diventate colonia, Italya compresa, è il silenzio.

FONTE

I Repubblicani si oppongono alle marce unioniste

I Repubblicani si oppongono alle marce unioniste
Andrea Perrone e Tommaso della Longa

È la vera sconfitta del Sinn Féin. Ieri, nell’Irlanda del Nord, centinaia di militanti Repubblicani sono scesi in piazza come non accadeva da tempo per protestare contro le parate dei protestanti orangisti e scontrandosi con la polizia. Ma a perdere, oltre ai protestanti - che sono riusciti a passare nel quartiere di Belfast dell’Ardoyne, con quasi tre ore di ritardo e in appena 100 persone, impauritissime e iper blindate dalla polizia britannica – è stato il movimento di Gerry Adams, allontanato dalla piazza dell’Ardoyne dai militanti Repubblicani.
I disordini, esplosi nel pomeriggio, si sono protratti sino alle quattro del mattino e sono esplosi quando gli unionisti hanno dato vita alla tradizionale marcia di luglio a Belfast e in altre città.
I repubblicani stanchi di provocazioni e vessazioni di ogni genere hanno attaccato le marce unioniste con sassi e notte molotov, hanno innalzato barricate e dato alle fiamme numerose macchino. Sono stati esplosi anche un paio di colpi di pistola contro i poliziotti britannici. Il bilancio degli scontri ha visto il ferimento di ventitré rappresentanti delle forze dell’ordine inglesi. Disordini sono avvenuti anche in altre località dell’Irlanda del Nord tra cui Derry, Armah e Rasharkin. In tutto almeno sette agenti sono rimasti feriti mentre a Belfast un giovane manifestante è stato trasportato in ospedale.
Disordini anche a Rasharkin, nella contea di Antrim, nel nord est del Paese, dove tre poliziotti sono rimasti feriti e un uomo è stato arrestato.
I protestanti dell’ordine unionista dell’Irlanda del nord celebrare ogni anno l’anniversario della battaglia della Boyne, vinta nel 1690 dal protestante Guglielmo d’Orange contro il cattolico Giacomo II. Una marcia considerata una provocazione dai nazionalisti irlandesi. Per decenni, infatti, le marce orangiste di luglio sono state occasione di scontro con i cattolici o con le forze dell’ordine, ma dopo gli accordi di pace del ’98 la tensione era notevolmente calata. Fino ad oggi. L’appiattimento del Sinn Féin su posizioni più lassiste che moderate ha riacceso nei giovani irlandesi lo spirito indipendentista. Dagli accordi del venerdì santo, che avrebbero dovuto portare alla “normalizzazione” del conflitto, nulla in Irlanda è cambiato: uguali al passato le provocazioni dei protestanti, i maltrattamenti dei prigionieri Repubblicani, la condizione economica e sociale svantaggiata dei cittadini irlandesi. Una cristallizzazione che il movimento di Adams sembra non vedere. Anzi, ieri il leader del Sinn Féin ha subito condannato i giovani repubblicani per le manifestazioni per non rischiare di perdere il ruolo di interlocutore del governo britannico. Un portavoce del Sinn Féin ha anche precisato che la mobilitazione dei Repubblicani è stata organizzata dalla Real Ira, il gruppo dissidente che non ha mai accettato gli accordi di pace interconfessionali del 10 aprile 1998. Una situazione questa che ha messo chiaramente in evidenza le difficoltà che sta attraversando il partito moderato che punta soltanto a mantenere gli accordi presi con gli unionisti e Londra. Una posizione oramai poco condivisa dai giovani militanti repubblicani come dimostrano le violente manifestazioni di questi giorni in tutto il Paese.
Ieri è stato definitivamente sancito che la pace nelle contee occupate non esiste e che i Repubblicani irlandesi hanno riconquistato il seguito popolare. Il popolo d’Irlanda combatte ancora.



Foto di Gianpaolo Musumeci

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È violenza quotidiana contro i Repubblicani irlandesi

È violenza quotidiana contro i Repubblicani irlandesi

Colin Duffy (foto) è un ex prigioniero dell’Ira. Arrestato nel 1990, nel ’93, nel ’97, la persecuzione è continuata fino ad oggi con l’ultimo arresto, avvenuto a marzo con l’accusa di essere coinvolto nell’uccisione di 2 soldati britannici. Si tratta dell’attentato di Massereene, nella Contea di Antrim, avvenuto il 7 marzo. Colin, martedì 7 luglio è stato aggredito dalle guardie del carcere di Maghaberry che lo stavano riaccompagnando dopo un videoconferenza tenuta dal prigioniero con il tribunale. Colin ha subito forti percosse, al capo, al volto e al tronco. Il carcere di Maghaberry è un esempio di come le politiche repressive e punitive britanniche contro i prigionieri Repubblicani non siano mai cambiate dai tempi degli hunger-strikers. La scorsa Pasqua la direzione del carcere ha proibito ai detenuti politici Repubblicani di indossare gli “easter lillies”, i gigli pasquali della tradizione cattolica che simboleggiano il ricordo dei compagni caduti. Chi l’ha fatto, contravvenendo l’ordine, è stato messo in isolamento per 48 ore.
L’Irlanda resta una terra insorgente. A 12 anni dagli accordi del Venerdì Santo nulla è cambiato. Non le violenze e le sopraffazioni degli occupanti britannici, non la volontà di ribellione. E i due attentati dello scorso marzo - quello di Massereene e, pochi giorni dopo, quello di Craigavon, nella Contea di Armagh, nel quale è stato ucciso un poliziotto - sono nuovi atti di ribellione armata che delineano un sentimento mai sopito nell’Irlanda occupata, che si innesta e trae linfa dal malcontento, soprattutto giovanile, che serpeggia nelle periferie cattoliche, dove la repressione inglese è pane quotidiano. Arresti indiscriminati, perquisizioni violente e immotivate, fermi giudiziari che superano spesso e volentieri i sette giorni previsti dalla legge e misure detentive lesive dei più elementari diritti umani. Non stupisce che la risposta dei britannici ai due attentati di marzo sia stata come al solito di tipo repressivo. Retate, perquisizioni, arresti sommari fra i militanti cattolici, mancato rispetto dei tempi massimi di fermo preventivo in assenza di accuse. Colin Duffy è finito in questo vortice. Il suo arresto, come disse suo fratello Paul poco dopo il fermo, è scaturito dalla demonizzazione che alcuni politici dello Sinn Fein ed i media hanno fatto del nome di Colin a causa di alcune osservazioni fatti l’anno prima nelle quali affermava che gli attacchi contro le forze di polizia sono un sintomo di opposizione nazionalista.
Una punizione insomma, che la polizia britannica ha voluto infliggere ad un militante Repubblicano di lunga data. Scaduti i 28 giorni concessi alla polizia per trattenere i prigionieri in assenza di un’accusa formale, la famiglia di Colin ha fatto ricorso ad un tribunale “e il giudice ci ha dato ragione” ha ricordato la cognata di Colin e portavoce del “Friends of Colin Duffy”, Mandy Duffy. “La polizia ha dovuto rilasciare Colin. Ma appena uscito dalla caserma la polizia lo ha nuovamente arrestato e dopo 3 giorni lo hanno accusato di omicidio”, ha aggiunto Mandy.
Colin si trova quindi ancora in carcere, dove subisce violenze di ogni genere, le ultime sono quelle di martedì scorso: “Colin stava tornando da un collegamento video con il tribunale come ogni mese e le guardie che lo stavano portando di nuovo alla sua cella hanno iniziato ad insultarlo verbalmente. Poi hanno deciso di farlo spogliare nudo per un perquisizione e dopo hanno iniziato ad picchiarlo. Hanno chiamato la squadra anti sommossa, (per UNA PERSONA!!!!!!!!!!!) e hanno iniziato a picchiarlo e dargli calci”, ha raccontato Mandy Duffy che ha voluto ricordare come “questo non succede solo con Colin, succede con tutti i Repubblicani, quelli dentro la galera e quelli ancora liberi, ciò che Colin ha passato quando era libero, ora la sta passando anche in galera. I media irlandesi ignorano ciò che succede ai POW. Noi vediamo questo arresto come un’altra incriminazione con false accuse. Colin è innocente, come le altre volte”.

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martedì 7 luglio 2009

press release. Lurgan republican, Colin Duffy, was assaulted earlier today by prison officers

Lurgan republican, Colin Duffy, was assaulted earlier today by prison officers only minutes after he had taken part in a video link remand hearing. On being returned to the remand wing within Maghaberry prison, Mr Duffy was accompanied by two prison officers, both of whom he has described as being extremely hostile and antagonistic towards him.

During the strip search procedures, which Mr Duffy was fully compliant with, the two officers assaulted Mr Duffy before summoning for the prison riot squad, who then appeared at the search point dressed in full riot equipment.

Mr Duffy is believed to have received blows to the head, face and upper body and has severe bruising.

His family believe that the two prison officers had deliberately used the regular video-linked remand hearing to orchestrate the attack upon Colin. His wife Martine said, "Colin has undergone these strip searches on his way to and from this regular remand hearing. On all previous occasions, he has fully complied with the search procedures and there have been no untoward incidents involving him. However, those officers carrying out the so-called escort duties today were not the regular ones. Both were making very antagonistic comments to him beforehand and then used the excuse of the search procedures to carry out an unprovoked physical assault on Colin.

Two weeks ago another republican prisoner in Maghaberry was also injured when he too was assaulted by prison officers.
ENDS