martedì 21 luglio 2009

I Repubblicani si oppongono alle marce unioniste

I Repubblicani si oppongono alle marce unioniste
Andrea Perrone e Tommaso della Longa

È la vera sconfitta del Sinn Féin. Ieri, nell’Irlanda del Nord, centinaia di militanti Repubblicani sono scesi in piazza come non accadeva da tempo per protestare contro le parate dei protestanti orangisti e scontrandosi con la polizia. Ma a perdere, oltre ai protestanti - che sono riusciti a passare nel quartiere di Belfast dell’Ardoyne, con quasi tre ore di ritardo e in appena 100 persone, impauritissime e iper blindate dalla polizia britannica – è stato il movimento di Gerry Adams, allontanato dalla piazza dell’Ardoyne dai militanti Repubblicani.
I disordini, esplosi nel pomeriggio, si sono protratti sino alle quattro del mattino e sono esplosi quando gli unionisti hanno dato vita alla tradizionale marcia di luglio a Belfast e in altre città.
I repubblicani stanchi di provocazioni e vessazioni di ogni genere hanno attaccato le marce unioniste con sassi e notte molotov, hanno innalzato barricate e dato alle fiamme numerose macchino. Sono stati esplosi anche un paio di colpi di pistola contro i poliziotti britannici. Il bilancio degli scontri ha visto il ferimento di ventitré rappresentanti delle forze dell’ordine inglesi. Disordini sono avvenuti anche in altre località dell’Irlanda del Nord tra cui Derry, Armah e Rasharkin. In tutto almeno sette agenti sono rimasti feriti mentre a Belfast un giovane manifestante è stato trasportato in ospedale.
Disordini anche a Rasharkin, nella contea di Antrim, nel nord est del Paese, dove tre poliziotti sono rimasti feriti e un uomo è stato arrestato.
I protestanti dell’ordine unionista dell’Irlanda del nord celebrare ogni anno l’anniversario della battaglia della Boyne, vinta nel 1690 dal protestante Guglielmo d’Orange contro il cattolico Giacomo II. Una marcia considerata una provocazione dai nazionalisti irlandesi. Per decenni, infatti, le marce orangiste di luglio sono state occasione di scontro con i cattolici o con le forze dell’ordine, ma dopo gli accordi di pace del ’98 la tensione era notevolmente calata. Fino ad oggi. L’appiattimento del Sinn Féin su posizioni più lassiste che moderate ha riacceso nei giovani irlandesi lo spirito indipendentista. Dagli accordi del venerdì santo, che avrebbero dovuto portare alla “normalizzazione” del conflitto, nulla in Irlanda è cambiato: uguali al passato le provocazioni dei protestanti, i maltrattamenti dei prigionieri Repubblicani, la condizione economica e sociale svantaggiata dei cittadini irlandesi. Una cristallizzazione che il movimento di Adams sembra non vedere. Anzi, ieri il leader del Sinn Féin ha subito condannato i giovani repubblicani per le manifestazioni per non rischiare di perdere il ruolo di interlocutore del governo britannico. Un portavoce del Sinn Féin ha anche precisato che la mobilitazione dei Repubblicani è stata organizzata dalla Real Ira, il gruppo dissidente che non ha mai accettato gli accordi di pace interconfessionali del 10 aprile 1998. Una situazione questa che ha messo chiaramente in evidenza le difficoltà che sta attraversando il partito moderato che punta soltanto a mantenere gli accordi presi con gli unionisti e Londra. Una posizione oramai poco condivisa dai giovani militanti repubblicani come dimostrano le violente manifestazioni di questi giorni in tutto il Paese.
Ieri è stato definitivamente sancito che la pace nelle contee occupate non esiste e che i Repubblicani irlandesi hanno riconquistato il seguito popolare. Il popolo d’Irlanda combatte ancora.



Foto di Gianpaolo Musumeci

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