martedì 21 luglio 2009

Soli contro tutti

Soli contro tutti
Alessia Lai


Tre giorni consecutivi di scontri nelle città delle sei contee occupate. Lo Sinn Fein condanna i rivoltosi e ancora una volta si schiera con gli occupanti.

“Fottuto irlandese, hai paura eh?”. Così gridavano, lunedì, i poliziotti britannici ai Repubblicani che li caricavano, cacciandoli fuori dall’Ardoyne. Ma quale paura. Quale timore possono avere dei ragazzi che, armati di sassi e molotov, affrontano poliziotti in tenuta antisommossa che sparano ad altezza d’uomo, che arrestano indiscriminatamente, che puniscono arbitrariamente.
Si ha paura del futuro da occupati, colonizzati, ghettizzati, non di coloro fanno la guardia ad un regime oppressivo e iniquo. È coraggio e voglia di libertà quello che porta dei giovani irlandesi nelle strade, a difendere un territorio, strade e quartieri dove, dalla sera del 13 luglio, i poliziotti britannici e i loro fiancheggiatori dello Sinn Fein non possono più entrare.
Da allora, sera in cui la lotta per l’indipendenza dell’Irlanda sembra essersi risvegliata nelle strade, nei giorni successivi nuovi scontri hanno acceso le notti dell’Ardoyne e di altre città nordirlandesi.
Mercoledì, per la terza notte consecutiva si sono susseguiti tafferugli nel noto quartiere di North Belfast. Circa 100 giovani, riunitisi a Brompton Park, hanno lanciato pietre, bottiglie di vetro, razzi, bombe-carta, vernice ed almeno una molotov contro agli agenti di polizia in tenuta anti sommossa, presenti in gran numero nella zona. Ad un certo punto i poliziotti britannici hanno inseguito di alcuni ragazzi che li avevano attaccati armati di tubi da impalcatura. In due sono arrestati per disordine pubblico. Le tensioni sono continuate fino all’1.30 del mattino. La stampa attribuisce la ragione degli scontri all’arresto di un ragazzo di 28 anni fermato con l’accusa di avere esploso, nelle manifestazioni di lunedì, un colpo di arma da fuoco contro un poliziotto. In seguito all’arresto del giovane si è tenuta mercoledì una manifestazione pacifica al di fuori della stazione di polizia in Antrim Road. Ma pare che un altro ragazzo, di 30 anni, sia stato fermato sempre in relazione agli spari contro la polizia del 13 luglio
Da parte dei politici dello Sinn Fein è arrivata la consueta condanna degli scontri e ieri la stampa britannica ha diffuso la notizia che alcuni leader del partito siano stati oggetti di minacce per aver criticato i recenti disordini di Belfast.
Una delle persone minacciate si ritiene possa essere Gerry Kelly, ex militante dell’Ira e ora membro dello Sinn Fein, che il giorno dopo i fatti del 13 luglio aveva portato la stampa sui luoghi degli scontri dichiarando che i ragazzi coinvolti erano dei teppisti senza alcun appoggio popolare, portati da fuori, e affermando “andate a chiedere al 32 CSM e al Repubblican SF”, è colpa di quelli che fanno male al processo di pace, quelli che “dicono di chiamarsi Real Ira”. Tutto senza pronunciare una sola parola di condanna per le forze di polizia britanniche, che hanno ferito 10 persone sparando i proiettili di plastica ad altezza d’uomo e usando i cannoni ad acqua.
Kelly, come il resto dei politici dello Sinn Fein, sembra non solo aver dimenticato il passato, ma pare anche non vedere quel che accade ogni giorno nelle sei contee occupate. La situazione di discriminazione quotidiana, di disagio economico e sociale è rimasta la stessa dagli accordi del ’98, quelli che avrebbero dovuto inaugurare una nuova stagione di rapporti fra le comunità protestante e cattolica, che avrebbero dovuto “normalizzare” il conflitto. Ma da allora sono state solo parole e retorica. E oggi, lo Sinn fein nemmeno si maschera più da movimento repubblicano: invita a rispettare “la cultura unionista” e il “diritto degli orangisti a marciare” mentre denuncia i Repubblicani, gli nega l’assistenza in carcere, li definisce dei “criminali comuni”.
Oggi, nell’Irlanda occupata, è peggio che negli anni ’70. Allora i Repubblicani venivano prelevati e arrestati per affiliazione all’Ira e per reati d’opinione, ma poi doveva essere un giudice, anche se britannico, a condannarli e a farli restare in carcere. Oggi, invece, la legge prevede una detenzione massima in assenza di capi d’imputazione di 28 giorni, dopodiché basta l’accusa di essere associati alla Real Ira per essere lasciati in carcere. Un’accusa che si avvale di prove assurde, come la semplice conoscenza o frequentazione di associati alla formazione Repubblicana.

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